Sono amori davvero strani quelli di Vittorio Nessi: un libro organizzato in sei capitoli diversi e distinti, in ognuno dei quali si racconta una singola storia tranne il secondo, dove, sono comprese le tragiche vicende di tre donne. Un libro diretto, tagliente, preciso, crudo.
Non c’e’ giudizio, ne’ morale, ne’ etica nello scrivere di Nessi.
Trionfano i fatti, dominano gli accadimenti.
Esistono solo gli assassini e i loro gesti estremi, esistono solo le vittime, con la loro vita perduta per niente. Lo stile narrativo e’ volutamente asciutto, la sintassi scarna e le frequenti e pertinenti citazioni non minano ma impreziosiscono uno stile essenziale e discreto. Chi scrive poteva ricorrere all’abusato stile da giallista o ricostruire una indagine in chiave poliziesca, magari indulgendo in descrizioni dei personaggi con psicologia di maniera. Niente di tutto cio’, in nome di un raccontare diverso le pagine del libro ci propongono uno stile forse meno affascinante, sicuramente meno ridondante e romanzato, ma decisamente molto efficace.
I personaggi paiono volutamente tratteggiati con l’assenza di approfondimenti che avrebbero tolto valore a quanto accaduto. La scenografia e’ scarna o addirittura inesistente, figlia di un modo di scrivere che privilegia i fatti a quanto sta loro intorno. Del giudice Ferretti (anzi FERRETTI) si sa poco o nulla, beve birra belga la notte ed indossa spesso un trench: questi i dati salienti che emergono della sua personalita’. Si afferma con forza il suo tentativo di restare ai margini, di rappresentare un elemento imparziale e oggettivo rispetto agli orribili eventi che e’ demandato a giudicare. La scelta e’ riservare il cono di luce della scena quasi esclusivamente a cio’ che e’ successo, con una particolare attenzione per le vittime. I riflettori sono per le vittime.Sono loro, per una volta, a rubare l’attenzione sul palcoscenico della vita. Siamo spesso abituati a racconti, romanzi, trattati, indagini giornalistiche nei quali e’ il carnefice che assurge al ruolo di protagonista. Ed e’ verso di lui che si rivolge l’attenzione di chi scrive. In questo libro Nessi tenta di fare il contrario prova a spostare il cono di luce sulle vittime, a rendere loro onore postumo. Nel libro vengono attraversati tutti, o quasi, i segmenti di violenza tipici dei giorni nostri: dal terribile neologismo usatissimo “femminicidio” all’odioso accanimento sull’infanzia, alla morte inflitta per “fine vita”. Le citazioni di classici, la passione, la poesia, impreziosiscono il racconto della vita attraverso la morte.
Qualcuno ha scritto che un libro e’ utile quando ci lascia dentro qualcosa: a me Strani amori ha permesso di incontrare l’umana pieta’ indispensabile ad osservare, senza pregiudizio, la linea sottile che separa dal bene e dal male: spesso stare dall’una o dall’altra parte non e’ altro che un caso, testa o croce, una moneta che volteggia nell’aria in attesa del verdetto.