Caro mostro ti scrivo ….
Una specie di “stile respingente” vivo e presente soprattutto nelle prime pagine del libro .
Viene quasi da chiedersi se con le prime pagine di ” Leggenda Privata “, così immaginifiche e a tratti baroccamente manierate, Michele Mari abbia voluto creare una soglia oltre la quale il lettore disattento ed impaziente potrebbe non spingersi.
Quasi una ultima difesa prima di provvedere a disvelare se stesso con il resto del romanzo .
Una autobiografia con lo stratagemma geniale di individuare nel gruppo dei propri mostri personali ( che forse sarebbe meglio chiamare fantasmi infantili ) i “committenti “:una autobiografia che riesce a diventare un genere per fare i conti con paure e angosce di antica data.
Non a caso il romanzo termina con la ragazzina dell’adolescenza che , diventata donna con un nome ed una voce , si incarica di mettere a posto le cose nel passato dell’autore .
“Ci parlo io con loro ” , riferendosi ai mostri dell’autore , tu hai fatto abbastanza .
“Credi?”
“Direi proprio di si”.
Così il libro finisce , assumendo una funzione quasi psicoanalitica di definito superamento delle catene che le diverse età trascorse hanno lasciato come fardello pesantissimo .
In qualche modo il libro vive due fasi .
Quella iniziale dura e difficile e quella successiva , che con uno stile in un certo senso rasserenato corre verso un finale quasi ottimistico .
I personaggi e la trama fanno indubbiamente da sfondo allo stile .
Ragazzine che inducono turbamenti ,padri autoritari senza autorevolezza ,madri che piano piano evaporano correndo dietro ai propri fantasmi ,parenti vari che , ciascuno a modo suo ,si ostinano a voler plasmare secondo i propri desideri i bambini di famiglia .
Una madre che è stata amica di Buzzati , ha passato pomeriggi interi al bar Jamaica con Gaber e Jannacci, ha scalato montagne con Bonatti.
Frequentazioni che non sembrano mai essere determinanti per lo sviluppo della vita dell’autore .
Un romanzo il cui schema narrativo è spesso più importante dei fatti stessi .
È l’autore medesimo infatti che dice ” il mio lievito romanzesco è nella forma, non nei fatti “.
Quasi a voler dimostrare che la realtà non è nei fatti ma nella letteratura che se ne occupa , cosi’ come i personaggi reali della autobiografia non sono i nonni, i genitori , le ragazzine bensì i mostri che tutto questo ha generato nella mente.
Gabriella Bardaro
Una che legge